Anno Domini 2120. Bangkok, megalopoli di 26,7 milioni di abitanti, 5.639 chilometri quadrati di superficie metropolitana, una rete capillare di canali rimasta per secoli un tesoro quasi unico, tanto da farle guadagnare l’appellativo di “Venezia dell’Est” […].
Cent’anni avanti nel tempo e più di 9 mila chilometri nello spazio quelli che separano Milano dalla capitale della Thailandia. Questo il viaggio che mi riporta – ed è la terza volta, per quattro contributi totali (qui e qui) – sulle prestigiose pagine di Wired Italia, che dedica il suo numero invernale alla “Next Generation”, per la precisione ai cosiddetti Millennial. E per l’occasione sceglie la doppia copertina, prima volta nella storia della testata: una sulla quale campeggia la youtuber, influencer e attivista lgbt+ Muriel Elisa De Gennaro, e l’altra il genio della multidisciplinarità (quattro lauree, oggi impegnato a combattere le malattie neurodegenerative) Giulio DeAngeli.
Una cavalcata attraverso i grandi temi che cullano, divertono, fanno sognare e tormentano i ragazzi nati attorno 1995-96 e che oggi, sulla soglia dei 25 anni, stanno per scollinare verso l’età adulta. Tantissimi gli argomenti: dalla società alle mode, dalla tecnologia all’entertainment, dalla cultura ai social e all’ambiente, raccontati attraverso le voci dei protagonisti. A me, che Millennial non sono più da qualche annetto, è toccato chiudere il numero con un epilogo immaginando in un racconto intitolato “Generazione 2120” i loro pronipoti fra un secolo esatto da oggi. Niente di più complicato, perché se c’è un elemento che di norma mette in crisi gli scrittori di fantascienza è proprio “datare” le loro proiezioni e idee.
Come sarà il mondo fra cent’anni? E i giovani di che cosa parleranno e si occuperanno? Attorno a quali argomenti e istanze faranno tribù? In quali valori si riconosceranno?
Da qui il lungo viaggio alla volta di Bangkok, perla d’oriente che ho avuto la fortuna di visitare parecchi anni fa; tra le metropoli più “contraddittorie” e inquinate al mondo, nodo gordiano di spiritualità, tradizioni millenarie e slanci verso il futuro che non possono non affascinare qualsiasi osservatore occidentale. La mia storia è ambientata lì, e ha come protagonista una giovane street artist destinata a diventare una brillante imprenditrice dalle visioni lungimiranti. Ma è soprattutto una riflessione sul ruolo salvifico dell’arte (figurativa, ma non solo) e più in generale sul riscatto della fantasia e della creatività come forza propulsiva del progresso.
Ecco l’incipit del racconto: se volessimo stare alle etichette, forse lo avvicinerei al solarpunk (l’avreste mai detto?). Una storia, comunque, sulla quale ho avuto modo di confrontarmi col Millennial di casa, mio figlio Nicolò, che sulla “settima arte” – il cinema – sta gettando le basi del suo futuro professionale:
Sunee bloccò i suoi passi nella coltre di smog irrespirabile e si aggiustò nervosamente gli spallacci dello zaino. C’era una sagoma umana, poco più avanti, riversa a pancia sotto ai piedi del pilone della cabinovia.
Si avvicinò adagio, guardinga, e con la punta di un anfibio fece rotolare il corpo in posizione supina. Il cranio spaccato, sul viso una mascherina a carboni attivi ricoperta di sangue. Un altro writer. Come lei. Doveva essere caduto dalla cima del pilone. Il quinto incidente in una settimana…
«Merda!». Si chinò sui talloni e gli sondò il polso tra le dita. Negli orecchi il ronzio appena percettibile delle cabine che sfilavano nel vuoto sopra la sua testa.
Mercato sospeso di Bangkok; frutta, ortaggi, pesce, insetti… ogni cabina un banchetto stipato di merce che percorreva il sudario di nebbia sopra la città per fermarsi appena il tempo necessario a far salire i compratori lungo la via crucis delle cinquantaquattro stazioni della linea.
Qui l’editoriale del direttore, Federico Ferrazza.
“Wired Italia” Inverno 2020-2021, pag. 204 – 5 euro.
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