Chi l’ha detto che a Natale bisogna essere buoni a tutti i costi? Si può anche decidere di fare le carogne.
E poi prendersi, in pace col mondo, quello che arriva… In questo racconto flash di una paginetta,
uscito un paio d’anni fa per la “365” di Delos, succede proprio così.

Un piccolo pensiero natalizio: ecco il raccontino che un paio d’anni fa è stato pubblicato in una delle mitiche “365” di Delos

Cani.
Merda!
La notte di Natale è perfetta per rubare. Ma non coi cani. Ho appena scavalcato il recinto e ora sono dentro. Stringo entrambe le mani sul calcio della pistola. Ci sono due teorie: 1) spari, e i cani se la svignano con la coda tra le gambe, fine della storia; 2) spari e i bastardi ti sono addosso, fine della storia.
Fa un freddo… bestia. Non mi va neppure di nominarla la carogna che ringhia a dieci passi da me. Sto gelando, paralizzato dalla paura. Non ho portato né polpette né croccantini. Solo carne fresca e palpitazioni a mille. Per una volta, fare il Santa Claus mi avrebbe detto bene.
Il cane mi squadra, non ha fretta. Sa che sono suo.
Guardo la pistola in fondo alle mie braccia. Mi chiedo quando cazzo ho sbagliato. È perché mi sono appena fatto di coca, vero? Problema semplice, soluzione semplice: non sono abbastanza lucido nelle decisioni che contano.
Cani.
Merda! La mia è solo una scacciacani.
Il bastardo attacca ad abbaiare. Vuol giocare al gatto col topo.
Strizzo gli occhi per guardare oltre il lampione alle sue spalle, nella luce arancio del piazzale di carico. C’è qualcuno steso a terra, davanti alle saracinesche. “Chi c’è… lì con… te?” geme inciampando nelle parole.
Il cane guaisce, indietreggia, volta la testa. Lo seguo, pistola in pugno, braccio steso nel buio. Trenta passi.
“Chi… sei?”. L’uomo ha picchiato la testa, boccheggia, stacca la nuca dall’asfalto. “Sei… un medi… co?”.
Il cane si allontana verso le saracinesche, il suo dovere l’ha fatto.
“Cos’è, una… pistola?”.
Rinfoderò l’arma nei jeans e mi chino su di lui.  “Dove?” chiedo.
“Nel cam…” indica una grossa motrice con lo sportello aperto. Chiude gli occhi, sviene. Riconosco le crisi d’asma, quando ne vedo una. Mio padre ci è morto. Corro al camion, salgo, con entrambe le mani cerco a tentoni sul cruscotto. Trovato!
Per un istante, incrocio nel parabrezza lo sguardo del cane. Smonto. L’uomo ha le palpebre serrate, è madido di sudore, cianotico. Appena in tempo. Non sono poi male come Santa Claus!