Nel suo numero estivo “Delos” riprone ai lettori di oggi il primissimo racconto di una mezza dozzina di autori. Unico vincolo: che sia stato effettivamente pubblicato, anche solo su fanzine. Ci sono anch’io con una storia flash datata 1979…
Pubblicai il mio primo racconto nel marzo del 1979 : era una storiella di tre pagine, dal titolo “Soldato Jordan”. All’epoca non avevo ancora vent’anni e il sacro fuoco della scrittura era sbocciato da poco.
Previo appuntamento, lo andai a portare di persona alla sede della casa editrice Il Picchio, in Corso Venezia a Milano, insieme con un altro racconto di qualche pagina più lungo. Mi accolse il responsabile, Annico Pau, il quale si sedette alla scrivania, aprì la busta coi dattiloscritti e con mia grande sorpresa si mise a leggerli seduta stante.
Potete facilmente immaginare il subbuglio di emozioni che mi accompagnò in quei pochi minuti di fremente attesa. Non ricordo quanto dovetti aspettare, né le parole esatte che vennero pronunciate subito dopo. Ma fu qualcosa di laconico e diretto, del tipo: “Okay, te li compro tutti e due”. Potrei sbagliarmi, ma credo che la cifra fosse 30.000 delle vecchie lire cadauno. Era fatta, ancora oggi non so capacitarmi di aver portato a casa un sì al mio primo tentativo…
“Soldato Jordan” uscì una prima volta nel marzo del 1979, in appendice al romanzo “L’antimondo di Vega” di Dan Dastier, per una collana che un po’ ambiziosamente si chiamava “I grandi della fantascienza” e pubblicava quasi esclusivamente scrittori non anglofoni. Il mese successivo, fu la volta del secondo racconto, “Quanti siamo in paradiso” (in coda a “Nelle pieghe del tempo” di Paul Bera). Nel 1980 e nel 1981, sempre per lo stesso editore, i due racconti ricomparvero nelle raccolte (n. 18 e n. 20) di “Spazio 2000”.
Giudicata col metro di oggi, a trent’anni di distanza, la storia appare piuttosto ingenua: narra di un mondo inospitale e desertico, adibito a campo di addestramento per un plotone di soldati d’élite. Ma non mancherà un finale a sorpresa…
Di “Soldato Jordan” scrissi parecchi anni dopo anche una versione più lunga, nella quale decisi di sostituire alle sabbie del deserto le risaie e le paludi della giungla dell’Indocina. Erano i primi anni 90, quelli di due pellicole cult di Oliver Stone – “Nato il 4 luglio” e “Tra cielo e terra” – e il cambio di location mi parve la scorciatoia più semplice per aggiornare la storia secondo l’iconografia cinematografica che andava ai tempi per la maggiore. Ma l’extended version non fu mai proposta a nessuno e rimase inedita.
Un grazie a “Delos” e a Carmine Treanni per avere avuto la coraggiosa idea di recuperare, per Delos 126, questo mio racconto preistorico, al quale ovviamente sono molto legato.
Oggi potete leggerlo qui.
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